G. Pirazzini - Saluzzo, il giusto accordo, Il Resto del Carlino-1991

Saluzzo, il giusto accordo

di Gabriella Pirazzini


Il Resto del Carlino – Ravenna

13 novembre 1991


Origini pittoriche che trovano il giusto accordo di invenzione. fantasia e temperamento nel passaggio alla scultura: questo cammino. che nasce gli inizi degli anni Ottanta, racconta la vicenda artistica in divenire di Mirella Saluzzo che attualmente espone alla «Galleria L’Incontro» di Imola.

I colori del lavori pittorici (tra espressionismo e divisionismo) avevano imbevuto le figure delle prime sculture: una creta modellata in cui la cromia dominava. Poi, con qualche accenno a Fontana, ma soprattutto come una maturazione che sarebbe meglio definire intuizione, colore e sculture procedono su percorsi paralleli, e ne nasce una combinazione che fa entrare in scena un nuovo motivo estremamente importante:

la scelta della materia, e il disegno dello spazio. Legni e metalli, sezioni pulite di tronchi d’albero e pannelli di alluminio, su culla colata di colore unico disegna ombre e chiaroscuri di verità, netti e perfetti, vitali e luminosi. E proprio mentre nel lavoro paiono confluire energia e forza, proprio la stessa forza diventa armonia: conciliazione di opposti, o quanto meno di «diversi», conciliazione di colori, di forme, materie, luce e direzioni. Ma anche pannelli grandi due metri, stasi di colore che nella monocromia ritrova tutto Io splendore di toni e degli sguardi, e strisce in rilievo di alluminio lucente, metallico, che scorrono parallele come storie e si divaricano come destini. Lampi d’argento a, riccioli, o rossi pastellati e mattone che dirompono oltre i blu, gli azzurri. Smalti, olio, alluminio, colore, tensione, nodi, sovrapposizioni, intrecci, voragini di luci, purezza di contrasti: possono sembrare ali di gabbiani stilizzati un cielo in burrasca, o boomerang impalati in un mare sereno, possono vibrare negli elementi e possono essere immaginati, ma restano sempre e comunque vasti e profondi: perché non sono segni, ma solide entità. A guardare le opere di Mirella Saluzzo, possono essere ,molte le considerazioni e i rimandi: ma condensando le emozioni in un termine, esso potrebbe essere «ascolto». Le sue opere creano attorno a loro un silenzio: sono complete, intere, pur nelle figure spezzate o nei tagli, solidamente tese ad una percezione. Volendo figurare questa immagine, è proprio come quando si tende l’orecchio, riparandolo con il palmo della mano. E, cosi ascolto e silenzio, combinano nuovi ed ulteriori «diversi», e li unifica ancora una volta quello che in catalogo viene definita una scommessa. La mostra resterà aperta fino all'8 dicembre.