A. Lui - Catalogo Mirella Saluzzo, Edizioni Essegi-1991

Mirella Saluzzo

ovvero della pittura, della scultura, dello spazio. Una scommessa.

di Alberto Lui


Catalogo mostra Mirella Saluzzo

Galleria Avida Dollars - Milano

Galleria L’Incontro - Imola

Galleria Duemme - Genova

Edizioni Essegi 1991



Il lavoro di Mirella Saluzzo ha indubbiamente origini pittoriche. A prova di questo sono i dipinti degli inizi degli anni '80, le composizioni parietali, nonché un approccio importante con la terracotta policroma - nella quale ella mantiene sostanzialmente le modalità pittoriche utilizzate sulla superfìcie piana - (se non in qualche caso nel quale la cromia pare voler predominare la plastica). Dipinti e terrecotte-policrome sono spesso esposti nella ed alla ricerca di una relazione profonda, dentro lo spazio espositivo.

Se i dipinti tendono a rompere una loro funzione autonoma costituendosi in composizioni altre atte proprio alla scomposizione del quadro, allo stesso tempo e nello stesso luogo una o più sculture, intensamente colorate, innestano, se pur in prima istanza, il problema della installazione, della collocazione, dello spazio, del luogo. Se, rispetto ai dipinti parietali il concetto del disporre poteva rimandare ad una sorta di «terzo testo» (quello che visivamente si «scrive» sulla parete o nella stanza), ancor più il tentativo di relazione tra terracotta policroma e dipinti ci rimanda ad un'idea di «scrittura iconografica».

Le terrecotte policrome divengono elementi necessari al superamento della superficie. Nell'economia complessiva del lavoro dell'artista ravennate tutto questo provoca una svolta: se la pittura rimane come presenza forte nella terracotta, è pur vero che il problema dell'installare, del comporre e del disporre lo spazio le impongono, irrimediabilmente, scelte determinanti e radicali.

Nelle terrecotte potevamo riconoscere un certo Fontana o, addirittura frammenti di Leoncillo: un primo Fontana, baroccheggiante se si vuole, od un Leoncillo vicino a certo informale, se tale però può essere definito quello italiano. Il Fontana albissolese che cuoceva nei forni di Tullio Mazzetti; il Leoncillo delle resezioni, delle forme dipinte e, in qualche modo come «segate» nelle quali una sorta di frontalità era presente. Credo che sia proprio in questo periodo e mediante queste esperienze che Mirella Saluzzo diviene consapevole di una propria nozione - estremamente particolare - di scultura. Restringendo il campo, ma allo stesso tempo ampliando la propria ottica, l'artista struttura un suo modo di costruire l'oggetto, un suo peculiare linguaggio.

Dalla monocromia al tonalismo utilizzando materiali differenti ma mimetizzati tra loro. Ecco riappare Fontana, ma quello duro dei tagli, dei segni perentori. La finzione agisce, in questo caso, mediante una grammatica talmente decisa e forte che ci fa supporre, talvolta, un «certo timore» dell'artista. Se, come è vero, esiste un periodo di transizione nel quale troviamo sculture lignee, verticali dipinte e con applicazioni, è altrettanto vero che durezza e finzione compaiono immediatamente dopo, «costruttivamente», «compositivamente». Lo spazio diviene l'elemento essenziale con il quale confrontarsi e la formazione dell'opera, attraverso materiali differenti, e quasi opponentesi l'uno all'altro, è un fattore di non secondaria importanza se non primario.

Un tronco d'albero ed una sagomatura metallica s'incastrano, sostenendosi, dipinte del medesimo colore: ancora finzione? Sempre legno e metallo si sorreggono tra bleu e grigi d'ombra, fra sinuosità lignee e tagli rigidi. Concavo e convesso d'alluminio sono partecipi di una scultura dipinta tonalmente tra legno e metallo.

Tutto pare estremamente precario, effìmero, eppure, allo stesso tempo, solido, «costruito» (come si è detto) nonché composto e consolidato.

La scultura - ormai possiamo definirla in questo modo senza tema di smentita - di Mirella Saluzzo si pone, talvolta come progetto di una nuova «idea di scultura», nella quale interagiscono non solo elementi che costituiscono l'oggetto ma, soprattutto le relazioni che gli oggetti stessi stabiliscono tra di loro e con lo spazio circostante.

Vuoti e pieni, «caldi» e «freddi», sinuosità e rigidezze:... come a dire che la ricerca di Mirella Saluzzo, partita da un'origine pittorica - nella quale vengono considerate le due dimensioni - addiviene mediante una ricerca meticolosa, e vorremmo dire rischiosa, a conquistare la terza dimensione, anche se, in realtà la sua scultura presenta sempre una sorta di frontalità: è forse questa la scommessa che l'artista mette in atto e, mediante il proprio lavoro pone in opera. La scultura di Mirella Saluzzo non è forse da osservare nell’intorno ma non è nemmeno «bassorilievo»: essa infatti si pone come oggetto nuovo e soggetto di uno sguardo che, probabilmente, dobbiamo inventare o al quale dobbiamo adeguarci.

Scommessa reciproca dunque!

Scommessa che implica spazio e tempo! Scommessa sul fare, sull'essere, sull’esserci mediante un lavoro che assume implicanze via via sempre più complesse. Queste poche righe sono probabilmente «scommessa»!