M. Zanelli - Mirella Saluzzo Opere Recenti, Presentazione Galleria Disegno Mantova-1995

MIRELLA SALUZZO, opere recenti

di Manuela Zanelli


Galleria Disegno - Mantova maggio / giugno 1995



Il lavoro recente di Mirella Saluzzo si inscrive in quelle ricerche che già dalla metà degli anni ‘80 si sono rivolte a recuperare l’ambito della tridimensionalità ma sempre con un dato che le contraddistingue e cioè l’attraversamento dei processi creativi in una operatività al margine tra diverse specificità: una sorta di sincretismo di pittura-scultura, pittura-oggetto-design-installazione. Quasi parallelamente alla pittura, nell’ambito della quale la Saluzzo opera intorno agli anni ‘80, emerge nell’artista l’esigenza di confrontarsi con la produzione plastica. Le prime sculture in terracotta dipinta, quasi a voler dare consistenza materica al lavoro pittorico, sembrano tradurre nella duttilità della creta gli umori lirici ed espressivi, le energie cromatiche della sua pittura. Più decisamente si manifesta l’urgenza della pittura della Saluzzo a diventare spazio e forma in successivi lavori da terra di grandi dimensioni che combinano legno e alluminio dipinti in forme semplificate e concise dove tuttavia è ancora il sistema della pittura a determinare l’autentica natura dell’opera. L’ultima ricerca della Saluzzo, qui esposta, presenta innanzitutto una sorta di decantazione emotiva, una essenzialità e un rigore formale che rivelano un risvegliato “esprit de géométrie”. Tuttavia l’inclinazione ad un costruire quasi “architettonico”non si configura come aprioristicamente progettuale e programmatico ma più dettato da ragioni psicologico-intuitive e con funzione di stimolo tattile-percettivo più che di perentoria costruttività chiusa, definita ed assoluta. Singole grandi strutture in lamina di alluminio piegato, con acute e nette angolazioni, o solidi composti di elementi binari e sfalsati, dalle asciutte forme geometriche, si ergono monumentali ad occupare con decisione lo spazio ma sempre nel segno del frammento aperto, instabile, capace di suggerire altre possibili espansioni combinatorie. Ma ciò che ci pare il dato più interessante dei recenti lavori è che il complesso rapporto tra pittura e scultura ci sembra oggi risolto in una più matura sintesi delle diverse speciflcità statutarie. In questa esigenza a creare lavori più strutturati e spaziali, secondo una logica scultorea, subentra l’effetto complementare della pittura che non è più pennellata ma stesura di polvere di vetro e di ossidi che ricopre le superfici riscaldandone la freddezza, rendendone la tattilità più soffice ed eliminandone la piattezza per suggerire al contrario una profondità pulsante. Ma soprattutto la pittura o meglio il colore assume una precisa funzione spaziale. Essa crea nell’occhio di chi guarda un’ambigua percezione di pieno e di vuoto, di avanzamento o di retrocessione dei piani che si sovrappone e a volte sottolinea o corregge la stessa articolazione spaziale della struttura metallica, le sue scansioni, connessioni, sfasature. Pare che alla fine persista ancora una matrice pittorica nella scultura della Saluzzo e un indizio potrebbe essere il suo fondarsi su una visuale privilegiata che porta spesso ad una veduta frontale risolvendo i solidi frammenti volumetrici a schermo che divide, circoscrive una porzione di spazio, sottolinea un luogo più che fondarlo. Tuttavia questo assorbire le valenze plastico-spaziali della scultura nei valori ottico-percettivi della pittura, cioè nel vedere, significa far dialogare non più separatamente ma nella intrinsecità morfologica dell’opera stessa due modelli operativi dando luogo ad una nuova e più compiuta entità di sintesi dialettica.